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Articolo inserito in data 05/07/2011 11:54:00
Alpi Centrali
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Gruppo dell'Adamello (Brescia) - MONTE ADAMELLO (3539m)

Negli ultimi 15 anni sono salito su quasi 500 cime ritenute generalmente più o meno importanti, un centinaio delle quali supera i 3000 metri d'altezza. Ho alcune relazioni che attendono di essere sistemate e pubblicate, molti commenti e appunti con tempi di percorrenza e dislivelli, e infiniti ricordi. Ora per vari motivi mi sto muovendo meno, cercherò quindi di sfruttare le ore disponibili per creare schede relative a queste montagne spesso ignorate dagli alpinisti perché sconosciute, troppo facili, e dagli escursionisti perché prive di sentieri, troppo complesse.

GRUPPO DELL'ADAMELLO: MONTE ADAMELLO (3539m), lungo la cresta ENE (via Normale)

Non so perché partii tanti anni fa da questa affascinante cima, ma credo si tratti semplicemente di un caso: ero in vacanza in Valcamonica, a Edolo, abbastanza allenato, ipnotizzato da vette che mi parevano irraggiungibili e il monte Adamello è il più alto del gruppo a cui da il nome, lì vicino.
Privo d'esperienza d'alta montagna (mai avevo messo piede su un ghiacciaio) e di un compagno di cordata, ebbi la fortuna di conoscere Dario Albertoni, una guida alpina della zona, uno splendido ragazzo di montagna, di eccezionale affidabilità, forte come un bisonte, tranquillo, simpatico, che a lungo rimase un mio prezioso amico senza il quale sarebbe stato impossibile arrivare lassù.

Impiegammo un giorno e mezzo pernottando nel rifugio Garibaldi (2548m), a due passi dal lago artificiale del Venerocolo, di fronte alla spettacolare parete nord dell'Adamello. Quella sera, osservandola per un'oretta come a volerne studiare ogni particolare, nacque uno dei tanti progetti fino ad ora irrealizzati: la scalata del bellissimo spigolo nord-nord-ovest lungo la "via dei Bergamaschi" (dislivello: 700m circa; difficoltà: IV-V con passi di A1).

Arrivare al Garibaldi è semplice, solamente faticoso e un po' noioso: noi lasciammo l'auto in località Malga Caldea, nella valle dell'Avio, e proseguimmo a piedi sulla strada sbarrata di servizio alle dighe sovrastanti. In 2h45', dopo aver rasentato i laghi artificiali d'Avio e Benedetto, essere rimasto stupefatto vedendo per la prima volta le poderose pareti ovest e nord dell'Adamello e senza fiato lungo la mulattiera militare chiamata localmente, non a caso, "il Calvario", superammo i 950 metri di dislivello che ci separavano dal rifugio.

Dario mi raccontò un episodio che gli capitò proprio in quella zona: era appena rientrato a casa da un'escursione quando gli comunicarono che al rifugio Garibaldi lo attendeva un possibile cliente deciso a raggiungere il giorno dopo la cima dell'Adamello. Subito partì, ma il sole era già calato e nel piano vicino al lago Benedetto si trovò a procedere al buio. Conosceva il percorso a memoria e non voleva consumare le pile della lampada frontale, per cui continuò a camminare velocemente fidandosi dell'istinto e della memoria. Il masso scuro che gli apparve davanti lo sorprese relativamente e senza troppo pensare lo scavalcò... e il macigno si alzò sollevandolo con facilità, quasi scaraventandolo a terra... era una grossa mucca!

Quella notte non dormii. Ci muovemmo presto il mattino successivo e in poco più di 2 ore, dopo aver attravesato la facile vedretta del Venerocolo, arrivammo al passo Brizio (3149m): non fu particolarmente faticoso, ma ricordo l'aspetto ostile e dirupato del ripido canale che precede il valico. Enorme fu l'emozione quando mi trovai davanti l'affascinante distesa bianca della vedretta del Mandrone: capii istantaneamente che la visita di luoghi simili avrebbe per me rappresentato da quel momento in poi non solo un occasionale diversivo, ma un vero e proprio scopo da perseguire con tenacia.

Puntammo verso sud e risalimmo il versante nord-orientale del corno Bianco, rasentando il passo degli Italiani; rallentai il cammino di Dario perché la mia resistenza non poteva certo essere paragonata alla sua (a quei tempi partecipava, fra l'altro, alle maratone in montagna!) e mai avevo messo ramponi ai piedi. Superammo le roccette della cresta nord del corno Bianco e scendemmo in direzione ovest mirando direttamente l'inconfondibile sagoma del monte Adamello. Lasciammo a destra l'ampia sella del passo degli Inglesi, la cima appena apprezzabile del monte Falcone e seguimmo senza problemi la linea di cresta fino al semplice pendio sommitale e alla vetta (dal rifugio: 4h 30' di cammino e oltre 1100m di dislivello - difficoltà: F).
Occorre fare attenzione ai crepacci nei versanti del corno Bianco e alle eventuali cornici lungo la cresta ENE del monte Adamello, per il resto si tratta di una lunga, fisicamente impegnativa nel mio caso, meravigliosa "passeggiata" in un maestoso ambiente glaciale, molto frequentata quindi spesso agevolata dalla confortante presenza di una pista ben battuta. Chiaramente sono indispensabili ramponi, piccozza, imbrago, corda, attrezzatura varia, occhiali da sole, copricapo, guanti e abbigliamento adatto.

Indescrivibile è il panorama circolare dalla cima e di estrema suggestione il suono della campana che vi sorge.

Improvvisamente si rannuvolò il cielo e una micidiale, ma breve bufera ci investì al rientro nel settore fra il corno Bianco e il passo Brizio; ebbe alcune conseguenze: mi fece ad esempio capire quanto fosse insidioso l'ambiente d'alta quota, dove la parola temporale ha un significato ben diverso rispetto a quello che gli si assegna in pianura (pioveva neve gelata e la temperatura si era abbassata in un attimo di almeno 20°, le nuvole basse impedivano di vedere aldilà di pochi metri, il vento pareva ustionare il volto, toglieva il respiro e rendeva estenuante, penoso il cammino tanto che sul ghiaccio, grigio come le stesse nubi, era difficlile capire se si stesse procedendo in salita, in piano o in discesa); mi dette poi conferma dell'affidabilità, della forza fisica e interiore, della razionalità di Dario e della qualità del costosissimo abbigliamento tecnico che avevo acquistato, infine ci portò ad accellerare il passo in modo tale che per tornare dalla cima all'auto impiegammo meno di 5 ore.

"Monte Adamello (dai pressi del lago Benedetto)"

 

"Lago Benedetto e lago d'Avio"

 

"Monte Adamello: parete nord (dal rifugio Garibaldi)"

 

"Vedretta del Venerocolo e passo Brizio"

 

"Monte Adamello: parete nord (a destra: cima di Plem), salendo verso il passo Brizio"

 

"Corno Bianco (dal passo Brizio)"

 

"Vedretta del Mandrone (in fondo: dosson di Genova e monta Fumo) (dal passo Brizio)"

 

"Passo Brizio, monte dei Frati, monte Venerocolo e vedretta del Mandrone (dal versante nord-orientale del corno Bianco)"

 

"Monte Adamello (dai pressi del passo degli Italiani)"

 

"Monte Adamello: cresta ENE e cima... ed io (dal versante occidentale del corno Bianco)"

 

"Pian di Neve e corno Miller (dai pressi del monte Falcone)"

 

"Monte Adamello e Dario (dai pressi del monte Falcone)"

 

"Pian di Neve (in fondo: Carè Alto) (dai pressi della cima del monte Adamello)"

 

"Monte Adamello: cima... ed io"

 

"Monte Adamello: Dario sulla cima"

 

"Monte Adamello: fricchettone sulla cima!"

 

"Conca del Venerocolo, col lago e la vedretta omonimi (dalla cima del monte Adamello)"

 

"Costiera dal monte Venerocolo al corno Bianco (in fondo: gruppo della Presanella) (dalla cima del monte Adamello)"

 

"Pian di Neve e corno Miller (dalla cima del monte Adamello)"

 

"Monte Adamello: il fricchettone in pausa pranzo sulla cima!"

 

"Pian di Neve, corno Bianco e dosson di Genova (dai pressi della cima del monte Adamello)"

 

"Monte Adamello: nubi sulla cima"

 

"Vedretta del Mandrone: bufera in arrivo..."

Alcune foto sono di Dario Albertoni, guida alpina di Edolo (Brescia)

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