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Articolo inserito in data 08/04/2012 11:05:57
Buso della Rana
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BUSO DELLA RANA: ramo Verde, ramo Scaricatore e ramo dei Sassi Mori

Buso della Rana (Vicenza): terza puntata

Ramo Principale fino all'incrocio col ramo Trevisiol
Ramo Trevisiol fino alla sala dei Due Rami
Cunicolo (ex) Morto e ramo Mexico
Ramo Verde
Ramo dei Sabbioni: sala degli Imbuti e fessura Allagata
Ramo Scaricatore
Ramo dei Sassi Mori

31/03/2012

Nella relazione precedente ho descritto l'itinerario per arrivare alla sala del Ballatoio (percorrendo a scelta i rami dei Ponticelli e del Congiungimento, o il cunicolo (ex) Morto e il ramo Mexico), quindi lungo il ramo Verde alla zona della sala degli Imbuti, da dove partono i rami Scaricatore, dei Sassi Mori e dei Sabbioni.

Oggi torniamo laggiù. Siamo in quattro: Andrea (el Charro), Fabio (Alì Alà) e Fabrizio (Omino Bianco), dello Speleo Club Forlì, senza i quali sarebbe stato impossibile ottenere le foto che pubblico qui sotto, ed io (Doc).
L'idea è di visitare attentamente, approfittando della prolungata siccità (questa è un'area del buso della Rana in cui le piene possono creare problemi rilevanti), i rami Scaricatore e dei Sassi Mori, e al ritorno il settore a monte del ramo Verde.

- Ramo Scaricatore: l'ampio ingresso si trova nella sala degli Imbuti, la bassa, irregolare camera pensile che precede, al termine del ramo Verde, la caratteristica fessura Allagata del ramo dei Sabbioni. Ha un aspetto tetro, particolarmente oscuro, probabilmente a causa del sottile strato di fango, spesso scivoloso, che ricopre ogni parete, soffitto compreso; suppongo che il nome derivi dal fatto che in caso di piene eccezionali del ramo Verde e di quello dei Sabbioni, qui l'acqua salga di metri, fino a invadere la sala sospesa e a defluire nella galleria in cui stiamo entrando.

- Il percorso è obbligato e risulta impossibile confondersi, il fango non è fastidioso, le pozze sono superabili senza problemi; in pratica camminiamo in un corridoio prevalentemente rettilineo, alla base di un crepo ben definito e mai stretto, illudendoci sempre più, ad ogni passo, della facilità e della rapidità con la quale saremmo arrivati al termine del ramo... una cameretta precede tuttavia un passaggio che da solo in un attimo ci fa cambiare idea: la comoda fessura si stringe rendendo impossibile la progressione... più in alto, a 2/3 metri d'altezza, c'è spazio per passare, abbastanza per stare in contrapposizione, schiena contro una parete, ginocchia e mani a pressare sull'altra, entrambe scivolose e quasi verticali...
Avanziamo pochi centimetri per volta, spingendo fino a sentire la stanchezza e l'indolenzimento nei muscoli delle braccia... scivolare significherebbe incastrarsi lì sotto, con speranze praticamente nulle di uscirne per conto proprio... una bombatura appena accennata in una parete ci garantisce un minimo di tenuta sul sottile e infido velo di fango umido, poi, dopo non più di 3 metri, possiamo finalmente scendere a terra...

- ... proseguiamo cercando di non pensare al ritorno, ma subito ci fermiamo di fronte a un profondo sifone... è piccolo e riusciamo a superarlo arrampicando su buone prese non troppo distanti. Sbuchiamo in un crepaccio ortogonale a quello percorso fino ad ora, di dimensioni nettamente maggiori: a sinistra presto si chiude per cui saliamo verso destra. Siamo in un ambiente di frana che diventa man mano più ampio; a destra vi sono sprofondamenti relativamente insidiosi e in basso si intuisce la presenza dell'acqua. Quella in cui arriviamo pare una sala, ma in realtà è solo una zona particolarmente larga della frattura tettonica che improvvisamente si interrompe: attorno a noi solo alte pareti verticali che formano fra esse angoli retti (questa regolarità geometrica colpisce anche nella parte apprezzabile del soffitto); a sinistra una vecchia corda è la testimonianza di un acrobatico tentativo di proseguire nell'esplorazione risalendo una di queste verso una finestra lontana (non credo abbia portato a risultati significativi...).

- Ramo dei Sassi Mori: l'ingresso si trova nella sala degli Imbuti, pochi metri a destra di quello del ramo Scaricatore (li separa una rientranza con un elegante camino caratterizzato dalla presenza dell'immancabile fila di spit...). Sebbene probabilmente abbia origini simili a quelle del ramo precedente, mostra un aspetto nettamente differente: qui ci si muove sempre su roccia, non c'è traccia del velo di fango che rende viscidi i passaggi e cupo l'ambiente dello Scaricatore. Superiamo un paio di "sale" evitando gli sprofondamenti a destra (belle pareti invitano a risalite certamente già compiute), poi una comoda frattura (ad un certo punto è sfondata e 10/12 metri più in basso di noi notiamo la presenza di acqua... un laghetto?) al termine della quale il ramo pare chiudersi... c'è invece una strettoia in salita, in frana, che permette di accedere alla sala ingombra di massi in cui si trovava il campo base (il luogo è identificato da una significativa, grande scritta rossa sulla parete: "home sweet home"...).

- Per proseguire mantenendo la direzione occorre scendere in libera per 3 metri su roccia fratturata (immenso macigno), risalire poco oltre e affrontare alcune semplici strettoie in frana; dopo un centinaio di metri e una progressiva diminuzione dello spazio a disposizione il percorso si interrompe... siamo al termine del ramo dei Sassi Mori.

- Nella sala con le tracce del bivacco si apre, in cima al pendio detritico a destra, una diramazione ortogonale alla principale (continuiamo ad essere, evidentemente, in ambiente di origine tettonica, con crepacci più o meno grandi, a volte enormi, paralleli o perpendicolari l'uno all'altro). Ci infiliamo in questa via, tuttavia presto siamo costretti a fermarci di fronte ad un inquietante sprofondamento: la base è ad una decina di metri da noi, 3/4 metri più in là la galleria continua, ma obiettivamente la mancanza di appigli in un crepo così largo rende troppo pericoloso... un suicidio... il tentativo di passare in contrapposizione, per cui, a malincuore, rinunciamo e retrocediamo.

- Ramo Verde, settore a monte: lasciamo a sinistra la fessura da cui, provenendo dalla sala del Ballatoio, siamo scesi nel ramo Verde e seguiamo il torrentello verso monte; notiamo presto un primo bucanotto a destra, ad un paio di metri d'altezza, poi un secondo, più ampio, più in basso, quindi un terzo, un vero e proprio budellotto, però ad occhio percorribile. Camminiamo nell'acqua, superiamo alcune curve secche con angolo di 90°, brevi tratti di galleria di notevole bellezza (uno è splendido, a sezione ellittica con scallops alle pareti) e ci infiliamo infine, poco convinti, in una condottina semi-allagata che presto, come previsto, si chiude. Ne usciamo, ci guardiamo attorno, proviamo a risalire una franetta e interdetti prendiamo dal sacco il rilievo per provare a individuare il punto in cui abbiamo sbagliato strada (avremmo dovuto trovare un salone...):
"Guarda qui... siamo sotto alla sala, ma il tratto del disegno è continuo, una linea chiusa... cazzo, questo è un vicolo cieco..."
"... e se tentassimo nei 3 bucanotti che abbiamo individuato prima? Vedi... ci sono 3 budelli... confluiscono in uno solo, che va dritto alla sala... eccoli lì, quasi paralleli..."
"Giusto... sono stretti... speriamo che non ci siano passaggi come quello dello Scaricatore, se no... col cazzo che ci vengo, questa volta..."

- Il rilievo non mente... le 3 vie, inizialmente fastidiose, ma affrontabili con relativa facilità, si uniscono presto: procediamo lungo una fratturina che tende ad allargarsi, curva a sinistra proponendo un semplice gradino e... "finisce" contro un muro di macigni!
A sinistra c'è un passaggino fra la compatta parete rocciosa inclinata (a sinistra) e l'inquietante cumulo di massi di varie dimensioni non tutti stabili (a destra): riusciamo a salire in frana per poco, fino a quando sulla nostra testa ci impedisce la progressione una fessura particolarmente stretta... aldilà c'è il buio, la grande sala con cui termina il ramo... il casco non passa... io e Fabione neppure ci proviamo, Bicio e il Charro sì, ma anche per il loro torace quella buchetta da lettera si dimostra troppo angusta...
... se non altro è chiara la situazione: il salone ha la base, come sempre capita in grotta, ingombra di massi di crollo, ma in questo caso la frattura che vi porta non sbuca nello spazio libero, arriva direttamente sotto al ciclopico cumulo di macigni e detriti...
"Siamo in 4, tutti troppo robusti per passare da lì... ho letto che ci sono stati speleo che si sono messi a dieta per settimane per riuscire a superare una strettoia..."
"Mi pare un'ottima idea... usciamo ora, andiamo al bar Rana e di fronte a un paio di medie e un bruschettone con gorgonzola, speck e porcini, studiamo il piano..."

"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"

 

"Ramo dei Sabbioni: fessura Allagata"

 

"Ramo Scaricatore: ingresso"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore"

 

"Ramo Scaricatore: androne terminale"

 

"Ramo dei Sassi Mori: ingresso"

 

"Ramo dei Sassi Mori"

 

"Ramo dei Sassi Mori"

 

"Ramo dei Sassi Mori: sala in cui si trovava il campo base"

 

"Ramo dei Sassi Mori"

 

"Ramo dei Sassi Mori: campo base"

 

"Ramo Verde: tratto verso valle"

 

"Ramo Verde: tratto verso monte"

 

"Ramo Verde: tratto verso monte"

 

"Ramo Verde: tratto verso monte"

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