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Articolo inserito in data 28/01/2009 15:31:46
Libri: recensioni
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MARIO RIGONI STERN - "Storia di Tonle"

Mario Rigoni Stern

"Storia di Tonle"

Uno splendido romanzo breve, delicato, poetico, commovente. Il protagonista è un personaggio semplice, come tanti fra quelli che abitavano le povere montagne venete 100, 150 anni fa, ma con una dignità, una saldezza morale, una forza d'animo tali da renderlo un uomo da ammirare. E' impossibile non provare simpatia e rispetto per lui, non sorridere teneramente della sua caparbietà, anche della sua ingenuità, non rimanere affascinati dalla sua capacità di lottare, di adattarsi a un destino che può piegarlo, sempre, ma spezzarlo solo quando sarà lui, anziano e debole, ad arrendersi ad eventi troppo grandi per poter essere affrontati in quelle condizioni.

E’ la storia di Tonle Bintarn, contadino dell’altopiano dei Sette Comuni, pastore, contrabbandiere, eterno fuggitivo, determinato, testardo, moralmente puro e onesto, legato indissolubilmente alla propria terra, alla propria casa col ciliegio cresciuto sul tetto, alla propria famiglia, vissuto fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.
La vita è dura, la povertà tanta, e come sempre Tonle da quando non è più un ragazzo in inverno guadagna qualcosa col contrabbando, portando scarpe e vestiti all’andata e zucchero e tabacco al ritorno; durante uno di questi viaggi fuggendo ferisce accidentalmente una guardia di finanza e in contumacia viene condannato a 4 anni di carcere.
Va un po’ ovunque nell’impero Austro-ungarico facendo vari lavori e ogni inverno torna di nascosto da moglie e genitori con i risparmi, e spesso trova un nuovo figlio.
Il tempo passa, le esperienze sono tante, la nostalgia per la propria casa col ciliegio sul tetto è enorme, ma il destino viene accettato con tranquillità, dignità, e affrontato con incrollabile, a volte ingenua determinazione; arriva l’amnistia che gli permette, grazie all’aiuto dell’amico avvocato Bischofar, di rientrare definitivamente. Siamo nel nuovo secolo, una figlia si è sposata, altri sono emigrati in America, Tonle integra il piccolo gregge e può dedicarsi alla pastorizia; inseparabile compagno è il suo cane nero, col quale basta il pensiero per capirsi.
Ora avrebbe tutto per vivere sereno: qualche pecora, una grande famiglia, un orto e un paio di campi sufficienti a sfamarla, ma la moglie muore lasciando un vuoto enorme nella sua vita, che figli, nuore e nipoti non possono riempire; sono pagine del libro tristissime e commoventi.
Si avvicina poi e scoppia la Grande Guerra. L’altopiano viene invaso dai militari, bombardato più volte; nulla è come prima e gli abitanti sono costretti a diventare profughi, ma il vecchio pastore ha viaggiato troppo, è cocciuto, non si arrende e resta da solo a fare il suo lavoro, a custodire il paese, la casa, i ricordi.
Lo catturano infine gli Austriaci, lo separano dal gregge, dal cane e lo deportano in un campo di concentramento a Linz.
Ha quasi 80 anni, è deciso a tornare, abituato a vivere con poco, spesso fuggendo e contando unicamente su se stesso, e riesce a farlo ancora: in due settimane arriva quasi al confine, poi viene di nuovo arrestato.
Rientra però in un programma di scambio di prigionieri feriti e civili, e condotto in treno a Milano. Non sa della figlia che lo sta aspettando e abbandona gli altri, per conto suo se ne va seguendo un gruppo di militari, soprattutto l'istinto e l’irresistibile richiamo della propria terra.
Da Cittadella, in Veneto, parte a piedi per l’altopiano; lo aiutano come sempre la fortuna, l’onestà, la semplicità, i sentimenti puri, la dignità, l’esperienza, la determinazione a rivedere il piccolo mondo che è fonte della sua forza interiore...

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