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Articolo inserito in data 04/03/2009 13:33:07
Grotte in Centro Italia
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Umbria - BUCA DI FAGGETO TONDO - 1 marzo 2009

La buca di Faggeto Tondo (Perugia)

Ed eccoci di nuovo al parcheggio di pian di Monte, a sud del monte Cucco; vi siamo giunti salendo da Sigillo e tenendoci a sinistra a un bivio in alto, poco oltre quota 1000.
La strada termina; tira un vento micidiale, per fortuna è solo gelido e non polare... è una tortura uscire dall'auto e Matteo sta già rompendo i coglioni perchè l'avrei sistemata in modo da prendere tutte le folate... avrebbe protestato anche se l'avessi messa al contrario, è una specie di scenetta da recitare ogni volta che andiamo in grotta, come quella di discutere sulla strada da prendere, di brontolare sul riscaldamento, o quella di Luca, il Budassi di Terni, di prepararsi e partire a piedi a 200 km all'ora preso da foga speleologica, saltare l'ingresso, decidere di salire a prescindere (perchè "poi si fa meno fatica a scendere"...) e perdersi!

Attraversiamo il prato di fronte a noi mirando la montagna, poi ci manteniamo a sinistra su un sentiero in piano che taglia il versante sud-occidentale della stessa; è fondamentale non cambiare quota, praticamente restare sempre a quella del parcheggio.
Superiamo un bosco e un paio di impluvi, quindi miriamo l'isoletta tondeggiante di grandi faggi che ne occupa in parte un terzo, più marcato; dove il solco pare iniziare, nei pressi dei primi alberi, si trova il piccolo ingresso, una condotta del diametro di circa 70 cm. In tutto occorrono 15 minuti di cammino per arrivarvi.

Noi abbiamo fatto un percorso interessante, relativamente semplice, raggiungendo prima il punto più basso, cioè la sala della Sola e la zona aldilà del laghetto, quindi la rossastra sala del Ferro in quello più alto. Abbiamo ignorato la via verso il fondo, dove si getta il torrentello interno (a dire il vero fino al pozzo Bagnato, aldilà della Chiavica, ci sono andato, ed era pure armato, ma il quantitativo d'acqua ghiaccia presente era tale da rendere un'idiozia l'essere arrivato fin lì e un suicidio il tentativo di calarsi ulteriormente...), vari rametti laterali, quelli per le Tane e per la sala Paola. Occorrerà tornare in un periodo più secco per completare la visita.

La progressione non è complessa perchè sono armate tutte le risalite; è necessario fare attenzione agli scivoli estremamente viscidi nel settore basso, alla friabilità della roccia nelle arrampicate in quello alto (soprattutto nella sala il Cambio), ad alcuni armi molto esposti, alle corde consumate (un paio, nel pozzetto di sala Doccia e nella Quarta Risalita, pericolosamente lesionate), a non confondersi nel piccolo Labirinto aldilà del laghetto e nella zona fra le condotte della Fluorite e la sala del Ferro, che hanno comunque dimensioni limitate (sono inoltre evidenti frecce e caposaldi per il rilievo in vernice rossa).

La grotta ha notevole importanza per la morfologia e per la presenza di imponenti sedimentazioni di gesso e altri solfati; considerate poi l'area in cui si trova, le correnti d'aria che si avvertono anche nelle aree più distanti dall'ingresso e l'andamento a tratti labirintico, potrebbe offrire qualche rilevante sorpresa agli esploratori.

Ora il percorso: dopo la breve condotta iniziale scavalchiamo una scomoda marmitta e ci caliamo in un saltino fino alla sala Doccia (corda da 15m, quella presente è lesionata).
Andiamo a sinistra: strisciamo in un breve cunicolo, scendiamo lungo la via dei Barutoli, ignoriamo l'imbocco della Chiavica (si riconosce perchè vi si getta il torrente; per entrarvi conviene però passare da un pertugio qualche metro più sotto, guidati dal rumore della cascatella), affrontiamo una serie di scivoli e pozzetti dove è impossibile sbagliare strada e tocchiamo infine la sala della Sola (è tutto armato, ma dalla scheda risulta che servirebbe la seguente serie di corde: 15, 15, 15, 15, 20, 20).
Superiamo il laghetto dalla forma irregolare (considerare la possibilità di approntare un traverso su armi naturali con una corda da 15m), un facile meandro con la base sommersa, curviamo a destra e siamo nell'area chiamata Labirinto.
Belle sono le pareti biancastre delle gallerie, le colate degli scivoli, il piccolo specchio d'acqua e soprattutto il meandro in parte allagato; interessante a mio parere la zona complessa, ricca di fratture, in cui la grotta pare terminare.

Torniamo alla sala Doccia e proseguiamo guadagnando quota, affrontando un traverso e la Prima Risalita (sono già armati; per doppiarli occorrono corde da 10 e da 30 metri, mentre sopra è in ogni caso consigliabile traversare a sinistra assicurandosi con una da 15, che va aggiunta).
Superiamo un saltino, percorriamo la galleria del Gesso e arriviamo davanti alla Seconda Risalita, caratterizzata dalla presenza di un pericoloso pozzetto alla base (già armata; ci vuole una corda da 20m per doppiarla); andiamo poi a sinistra e scendiamo su frana, quindi curviamo a destra, nuovamente a sinistra e ricominciamo a salire nella bella galleria chiamata Condotte Basse, che termina di fronte alla Terza Risalita, quella più articolata. Ne manca solo una, la Quarta, che troviamo subito dopo (in entrambe è presente una corda fissa, ma nell'ultima si sta pericolosamente lesionando a causa di un armo errato; per doppiarle ne sono necessarie una da 30 e una da 15 metri).

Una breve arrampicata a destra ci permette di procedere fino a una curva secca a sinistra e di raggiungere la sala denominata il Cambio: qui occorre maggiore attenzione perchè il salto da risalire è di 4/5 metri su roccia biancastra che non solo è poco consistente, ma finge pure di esserlo.
Continuiamo ad avanzare in un ambiente di minori dimensioni fino a quando la piccola galleria diventa un cunicolo che irrimediabilmente "tappa".
Restiamo un attimo interdetti osservando il bucanotto tondeggiante a sinistra dell'inutile budello, poi Matteo prova a infilarvisi... è la via giusta, quindi lo seguiamo superando uno sprofondamento e badando a riconoscere bene i particolari morfologici perchè sono numerosi i pertugi e rametti laterali che al ritorno potrebbero confonderci.

Con qualche dubbio arriviamo alla curva a sinistra segnalata nel rilievo, lasciamo una ventosa deviazione a destra estremamente invitante nei pressi di un passaggio che ci costringe a scendere e risalire subito dopo, nuovamente ci caliamo per poco più di un metro e strisciamo in una bella condotta a destra: è il sifone Secco e ha una caratteristica sezione regolare ad arco a sesto ribassato. Siamo quasi al termine del percorso: arrampichiamo su un gradino scivoloso di 3 metri e raggiungiamo infine la sala del Ferro, relativamente larga, ma alta quattro spanne, da dove parte un cunicolotto che presto si perde in fratture umanamente improponibili. 

Rilevanti sono la conformazione dell'ambiente e soprattutto la roccia che lo definisce; da segnalare poi la presenza di molti pipistrelli, alcuni curiosamente appesi a piccole pietre, in pratica a pochi centimetri dal suolo, e quella intrigante di farfalline morte (o altri insetti somiglianti...) nell'ultima sala visitata e nei suoi pressi, la zona cioè più lontana dall'ingresso.

Note sulla serata con gli speleologi di Terni in un ristorante di Sigillo: Luca e Alessandro "Borchione" riescono a contenere un quantitativo industriale di cibo; il giovane Matteo è sulla strada giusta per diventare come loro. Le posate sono spesso inutili strumenti che causano un fastidioso rallentamento delle operazioni di spostamento degli alimenti da pirofile e contenitori vari agli stomaci. E' possibile per uno in particolare mangiare decine di tartine, tagliatelle, due filetti, carciofi alla romana, patate fritte (non insalata, però, "perchè gonfia"...) e chiudere la cena con un'enorme crepe suzette ripiena di gelato e ricoperta di nutella.
Giorgio è forte più di un bisonte, come d'altronde Luca... ma cosa usano le madri ternane per crescere i loro pargoli?

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