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Articolo inserito in data 28/06/2009 18:14:50
Grotte in Emilia Romagna
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GROTTA SOTTO LA ROCCA DI MONTE MAURO - 16 dicembre 2007

Grotta sotto la Rocca di Monte Mauro (Ravenna)

coordinate ED50: N 44°14'10,6" - E 11°42'05,0"
quota:                  459m slm

Sono curioso come un sorcio, e come tale difficilmente resisto alla tentazione di infilarmi in un buco compatibile con le mie dimensioni; così, dal giorno in cui casualmente mi sono imbattuto nell'ingresso di questa grotta e poco dopo l'ho identificata come quella sotto la Rocca di Monte Mauro, ho provato a coinvolgere qualche collega in una piccola avventura là sotto.
Non è stato poi così difficile: stuzzicare e indirizzare i ricordi di Alex e Davide che già conoscevano il posto e, come si dimostrerà poi, ne avevano di piuttosto confusi (significativo il racconto di un fantomatico passaggio a pendolo che tristemente Davide ha finto di riconoscere in vari punti della grotta...), e inventare qualche "balla" colorita per gli altri, del tipo:
"... ci stiamo qualche ora... facile... divertente... assolutamente da fare...".
Ci sono cascati Raffaella, Matteo e Dentino, che a onor del vero qualche dubbio l'ha manifestato.

Casualità: la grotta è realmente interessante e presenta passaggi tecnicamente complessi, necessita di operazioni d'armo particolari a causa dei lunghi traversi a volte inquietanti ed è assolutamente asciutta trattandosi di un gigantesco crepo di origine tettonica che si percorre a varie altezze sopra tappi formati da enormi massi e detriti incastrati fra le due pareti.

Arriviamo, ci prepariamo, partiamo camminando blandamente... sulla neve... candida... lasciamo indietro chiazze di fango...

Dalla chiesa di Monte Mauro si segue per un paio di minuti il sentiero CAI verso la cima; appena prima dell'evidente salita a sinistra che permette di raggiungerla, nel tratto pianeggiante in cui terminano gli alberi (l'ultimo ha un segnavia), si nota in basso a destra la traccia che in breve, con blandi saliscendi, porta all'ingresso della grotta, un pertugio dalla vaga forma triangolare che d'inverno spara un getto d'aria calda capace a un metro di spostare capelli e annebbiare occhiali.
In tutto sono necessari 4 o 5 minuti di cammino... le due guide esperte appositamente ingaggiate sono riuscite a sbagliare strada...

La grotta è stata utilizzata per prove di soccorso per cui vi si trovano montagne di fix da 8mm, quasi tutti utilizzabili.
Per arrivare al punto in cui ci siamo fermati noi, appena prima dell'ultimo pozzo (P9), occorrono almeno 25 piastrine e altrettanti moschettoni.

Il saltino di un paio di metri che precede la bassa sala iniziale è facilmente affrontabile in libera; nel dubbio si può legare a un albero uno "spezzone" di 4/5 metri. Seguono una galleria contorta con evidenti tracce di disostruzioni e un pozzo piuttosto bello (P20, usata una corda da 30m) quasi interamente nel vuoto.
Si atterra su quello che probabilmente è un grosso tappo di massi e detriti e subito ci si rende conto del tipo di ambiente in cui ci si muoverà: un crepaccio enorme alto almeno quanto il pozzo appena sceso e forse quasi il doppio a giudicare del disegno della sezione che sto osservando e dal fatto che il pavimento poco più in là presenta minacciosi buchi neri.
Sospesi restano indifferenti al nostro passaggio incredibili massi grandi quanto case, appoggiati a pareti polverose che alcuni metri sotto riesco a consumare solo strisciandovi la mano... tutto pare instabile, precario... eppure è un luogo irreale, affascinante...

Superato un P4 ("spezzone" da 10m) mi trovo di fronte a un passaggio complesso: davanti c'è un baratro tetro e profondo, lungo mezzo metro, che mi separa da un piccolo piano inclinato e da una base calpestabile, presumibilmente solida, ma posta almeno un metro più in alto, priva di prese e formata da pietrisco e fango indurito.
A fianco luccica un fix: sistemo una piastrina, poi un moschettone, mi faccio "assicurare" con un mezzo barcaiolo e provo a passare... la "manigliotta" che mi pare utilizzabile è un sasso grande quanto un pugno che un attimo dopo essermi rimasto in mano vola nel buco nero accompagnato da un'imprecazione... se scivolo ci piombo anch'io in quel cazzo di buco... ma tanto Alex mi regge... o è Matteo... e il fix, uno solo... o erano due... la parete che si sgretola... punto uno scarpone e spingo... tiene... sono oltre, sono sopra... elegante quanto un vecchio orso artritico, ma ancora vivo...

E' solo un'illusione: subito la base sparisce, e questa volta per 5 o 6 metri.
Il passaggio è impressionante, ma più facile del precedente perchè si riesce a stare in contrapposizione fra una parete e la superficie inclinata di un grande masso... il rilievo dice che sotto i piedi, o meglio sotto il fondoschiena visto la curiosa posizione a incastro nella quale procedo, ho un salto di venti metri... raggiungo un vecchio moschettone, mi assicuro e lego la corda, poi nella parete opposta vari fix mi indicano la strada... sono di nuovo su qualcosa di stabile... apparentemente... finalmente...

Ora mi calo in una botola, ma non arrivo a terra perchè appena sotto alcuni fix suggeriscono di muoversi ancora traversando in parete. Giro attorno a uno spigolo di roccia, avanzo restando sospeso a un'altezza accettabile fino al momento in cui intravedo una porzione sufficientemente lunga di suolo calpestabile (dalla base del P4 a qui abbiamo utilizzato una corda da 40m).

Camminiamo per qualche secondo.
Il crepaccio si è stretto notevolmente; una curvetta a sinistra nasconde il P11 nel quale che dovremmo scendere solo in parte.
In effetti dopo 6 o 7 metri incontro un frazionamento: in basso la frattura prosegue piuttosto stretta mentre davanti a me una cengia appena accennata invita a tentare un attraversamento in contrapposizione.
Non riesco a vedere altri fix, ma le pareti distano mezzo metro, sono perfettamente asciutte e il rischio di scivolare è limitato... 4 o 5 metri ed ecco la curva a sinistra indicata nella pianta della grotta, e soprattutto ecco il fix dove attaccarmi... ho ancora una piastrina e la corda fissata all'imbocco del pozzo (20m) sta terminando.
Raggiungo una pietra incastrata sulla quale posso appoggiare i piedi. Lego il capo della corda (l'ultimo metro disponibile...) attorno al sasso e aspetto.

Il crepo chiude 4 o 5 metri sotto di me; un budello in roccia compatta davanti agli occhi mi pare la prosecuzione più logica anche se dal rilievo risulta che dovrei essere più in alto... e in effetti qualche metro sopra riesco a vedere quello che senza dubbio è un fix...
Arrivano Matteo e Alex con un po' di materiale; mi infilo nel pertugio fiducioso, ma dopo poco mi accorgo della "coglionata" che ho fatto: mi muovo solo perchè mi segue una fessurina dove riesco ad infilare un braccio e il cunicolotto inesorabilmente chiude... o retrocedo facendomi tirare da fuori, o avanzo nella speranza che il buio che vedo indichi un crepaccetto dove riuscire a voltarmi... c'è veramente, alto quel tanto per invertire la direzione, ma stretto abbastanza per impedirmi di girare i piedi che restano uno puntato a sinistra e l'altro a destra... alla Charlot... e fuori ridacchiano sentendo il mio blaterare senza senso... riconoscono solo le imprecazioni... caccio la testa nel budello, ruoto appena e riesco ad avanzare fino a quando anche le gambe sono dentro... fatico parecchio... mi sta bene... sento le allegre parole di Matteo: "... guarda come è messo..."... riesco ad alzare la testa e lo vedo con la macchina fotografica in mano... devo sopportare anche un paio di flash negli occhi e il suo rimprovero perchè mi sono mosso... quando sono fuori lo rompo... prima mi riposo, così posso romperlo meglio... Alex no, è troppo grosso, devo trovare il modo di colpirlo alle schiena...

Bisogna salire.
Questa volta parte Alex... per poco perchè da sopra mi chiede quale dovrebbe essere la direzione della grotta e alle mie indicazioni risponde:
"Allora ho capito, è proprio questo il buco, ma io non ci entro..."
"Aspetta un attimo, spiegami, dal rilievo sembra una fessura verticale, alta un paio di metri, lunga altrettanto, che precede l'ultimo salto (P9)..."
"E' proprio così, un po' più lunga, larga quanto il casco..."
... riguardo il budello da cui sono appena uscito, penso alla fatica fatta...
"... ok, gli altri sono restati indietro, per me possiamo anche fermarci qui..."
"... scendo!"
"... cazzo, Alex, sono dovuto ricorrere alle minacce per convincerti a rinunciare!!"

Ritornando il grosso del lavoro lo fanno Dentino e Davide.
Quando usciamo è buio, la neve è gelata... è stato un piacere cambiarsi...

Alcune foto sono di Matteo Savorelli, dello Speleo Club Forlì

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