GAIRO VECCHIO, paese abbandonato (*) (Ogliastra)
La strada che da Lanusei prosegue verso l'entroterra e porta a Seui o con una deviazione verso sud a Jerzu, è di notevolissimo interesse paesaggistico; attraversa un territorio selvaggio, desolato, intatto, affascinante, dove i paesi sono pochi e isolati, dove capita di incrociare un'auto ogni quarto d'ora, dove si ha la netta impressione di entrare in un angolo arcaico della Sardegna, a contatto per un attimo con la sua anima reale, quella misteriosa, intrigante che evidentemente sopravvive e senza dubbio ti avvolge, ti conquista in lande magiche come queste della Barbagia, quelle del Supramonte o più a nord del Logudoro.
E magico, affascinante, insieme a malinconico, coinvolgente sono aggettivi adatti a descrivere il borgo fantasma che inaspettatamente si incontra scendendo nella valle del rio Pardu, dopo aver lasciato il paese di Gairo Sant'Elena. Gairo, ora Gairo Vecchio, fu abbandonato in seguito a una serie di alluvioni; la prima del 1880, poi quella del 1927 quando una quindicina di famiglie lasciarono le proprie case, la terza del 1940 che portò al lento trasferimento di parte degli abitanti verso il nuovo paese sorto più a monte, Gairo Sant'Elena, e infine quella del 1951 che causò il crollo e l'inagibilità di almeno 90 case, e la condanna a morte, senza appello, dell'antico borgo montano. Un tale drammatico evento ha però consentito la conservazione dell'impianto urbano con vicoli piccoli e stretti, una strada principale, gradinate, semplici edifici caratteristici, fitti, aggrappati al pendio, con colori tenui, qualche terrazzino e archi inseriti nel piano terra, a valle del fabbricato, per garantire spazi aperti e contemporaneamente contenere le spinte da monte.
"Passeggiare in luoghi simili crea suggestioni rare, preziose: non sto ammirando monumenti rilevanti, ma posso percepire l'invincibilità della natura, l'ineluttabiltà del destino e una peculiarità del tempo, la capacità cioè, pur continuando a scorrere inesorabile e insensibile, di rallentare ai nostri occhi, quasi fermarsi in un angolo particolare rendendo in tal modo fissa la sua immagine, che ci pare quindi irrealmente eterna, come lo sembra infatti questa qui davanti, così triste e splendida".
Ho visitato Gairo Vecchio il 15 ottobre 2009 Sono state necessarie 2 ore




































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