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Articolo inserito in data 14/04/2010 14:52:56
Grotta di Cittareale
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GROTTA DI CITTAREALE: rami alti - 9 aprile 2010

Grotta di Cittareale (Rieti)

Rami alti, dall'ingresso nuovo "I Vesci"

9 aprile 2010

- Eccoci in 4 di Forlì di fronte al nuovo ingresso della grotta di Cittareale, quello aperto un paio di settimane fa. E' da allora che ci penso, dal momento in cui Luca Budassi riuscì per la prima volta a entrare dopo un lungo lavoro di disostruzione, dal momento in cui fui costretto a rinunciare a provare anch'io perchè oramai era tardi e dovevo partire per tornare a Forlì.

- Siamo agguerriti, carichi di materiale utile per ogni evenienza (trapano, punte, martello, vanghetta, rinvii, corda dinamica, corde statiche, chiavi, spit, fix, diavolerie varie... pesanti...), disposti a tutto pur di lasciare una piccola traccia del nostro passaggio nel ramo appena scoperto. Siamo anche frantumati perchè le 4 ore di viaggio, la deleteria sosta nel bar a valle di Cittareale, la bottiglia di mirto che Teo inavvertitamente ha portato con sé e la ripida salita nel bosco hanno causato danni irreparabili in tempi brevi...

- La fessurotta artificiale è meno agevole del previsto: mi incastro col torace, spingo, impreco, guadagno 2 cm, li riperdo, lascio il discensore appoggiando il piede su un gradino, molleggio grattugiandomi e finalmente passo... a uscire ci penseremo poi...
Occorre una corda da 10m per armare il pozzetto iniziale; fuori ci sono 2 fix e dentro, subito aldilà della strettoia, un deviatore fisso.

- Da una saletta strisciamo in discesa e dopo pochi metri arriviamo sull'orlo di un pozzo. L'ambiente è speleologicamente promettente, ma non bello; c'è fango, la roccia è poco consistente, fratturata, e con sacchi ingombranti come i nostri è facile causare cadute di pietre. Suppongo da ciò che nelle risalite siano necessarie delicatezza ed esperienza... a proposito, superato il primo gradino e un traverso (questo settore della grotta è tutto armato), delle due che notiamo seguiamo la corda che sale e in un anfratto incontriamo un paio di speleologi ternani che ne stanno completando una: è un piacere rivedere Fabrizio dopo tanto tempo... lo risentirò per telefono l'indomani e mi racconterà di aver raggiunto una piccola camera ed essersi arrestato di fronte a una fessura.

- Retrocediamo e continuiamo a scendere per qualche metro, fino a quando cioè è possibile imboccare un'evidente galleria. Il pozzo prosegue, armato, e permetterebbe di arrivare nella zona dei pozzi Praga (è da lì che sono partiti risalendo gli scopritori di questo ramo nuovo), ma noi abbiamo un'altra meta, e soprattutto ci hanno avvertito che la corda potrebbe essere lesionata, per cui l'ignoriamo.

- Il corridoio orizzontale, che in realtà è un crepaccio di discrete dimensioni, si chiude più avanti; la base è formata da detriti di varie dimensioni precipitati dall'alto, forse si tratta di un problematico "tappo". Una corda proviene dall'alto e uno dopo l'altro, causando ogni tanto scariche di pietruzze, la utilizziamo per guadagnare una ventina di metri di quota. Scorgiamo una finestrella a sinistra, ma il meandrino al quale permette di accedere presto diventa fangoso, poi pare stringersi irrimediabilmente.

- Siamo adesso nella zona operativa: a sinistra c'è la galleria che termina nel sifoncino di sabbia che abbiamo intenzione di disostruire, per cui andiamo prima a curiosare a destra lungo una comoda fessura (è la parte superiore del crepaccio, e in un paio di punti sarebbe possibile ricalarvisi). Subito dopo un piccolo sprofondamento ostruito troviamo la biforcazione di cui mi aveva parlato Luca: il rametto basso arriva in una saletta priva di prosecuzioni, mentre il budello sopra sbuca in una camera con forte stillicidio, quindi propone una strettoia allargata artificialmente e un breve pozzo cieco che mi hanno riferito cieco... per ora...

- Abbiamo la sensazione di muoverci sempre nella stessa faglia, di percorrerla nelle due direzioni possibili ad altezze differenti.
Torniamo alla "nostra" galleria; la seguiamo fino a quando diventa un cunicolotto discendente ostruito da fini detriti. Ci mettiamo al lavoro con la vanghetta, pazienti, motivati ulteriormente dalla rilevante corrente d'aria.
Rimuoviamo sabbia e frammenti rocciosi, un mucchietto alla volta; il buco viene allargato e Bicio vi infila le gambe dentro... ha l'impressione che un po' di spazio vi sia, ma in un ambiente piuttosto stretto. Scaviamo ancora, poi mandiamo avanti Teo che inaspettatamente riesce a passare oltre... un attimo d'entusiasmo seguito immediatamente dall'ennesima delusione: è quasi immobilizzato in una fessura che prosegue verso sinistra, ma con dimensioni improponibili per un essere umano. Il luogo è talmente angusto che a fatica può scorgerne la forma, a fatica può muovere la testa e uscirne.

- Di positivo c'è appunto la presenza di corrente d'aria, di negativo il fatto che si tratta di un crepaccetto tettonico, in pratica una fratturina poco significativa e non definibile con certezza... se lo riterranno utile proveranno i Ternani ad allargarla, ma prima dovranno necessariamente "lavorarsi" il cunicolo perchè attualmente manca lo spazio per operare più avanti.

- Non potendo quindi lasciare un segno tangibile del nostro passaggio tramite un grande successo esplorativo, decidiamo di farlo con un contributo che se non altro permetterà ai colleghi che qui torneranno di orientarsi facilmente, pensando inequivocabilmente a noi, nel bivio davanti al budello disostruito. Ne è testimonianza per i posteri la prima foto pubblicata sotto.

- Spettacolare è all'uscita l'effetto del raggio di sole che dalla fessura penetra nella grotta; inquietante poi l'abilità di Bicio ad affrontare la stessa e pirotecnico infine l'interloquire di Matteo Sav mentre si infanga estraendolo a forza (normalmente l'avrebbe lasciato lì, ma entrambi diventeranno presto padri... di figli diversi... e una certa complicità inconsapevolmente li sta legando).

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