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Articolo inserito in data 24/04/2010 11:28:34
Grotte in Slovenia
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PLANINSKA JAMA: fiume Pivka e ramo del Paradiso - 17 aprile 2010

Planinska jama (grotta di Planina) (Planina)

Fiume Unica - fiume Pivka - ramo del Paradiso

17/04/2010

Per visitare questa spettacolare grotta occorre rivolgersi a una guida del gruppo speleologico locale (Samsa Zvonko - tel. 0.0386.4133.8696 - email zvone.samsa@studioproteus.si - parla inglese), oppure approfittare della fortuna di avere un paio di amici esperti come Sandro e Simona che qui vengono spesso, e che proprio in questo periodo avevano voglia di tornarvi per effettuare alcune riprese cinematografiche... in cambio ci presteremo come attori (grazie ai video di Teo pubblicati nel suo sito, oramai sono riconosciuti a livello italiano, forse mondiale, il talento, l'eleganza, la leggiadria, il fascino che ci contraddistinguono) e cercheremo di non fare danni.

- Appena prima del paese di Planina, provenendo da Postojna (Postumia), una stradina a destra porta in breve a un parcheggio nei pressi di un rustico chiosco in legno e della pittoresca Ravbarjev Stolp (torre Ravbar). Lasciamo le auto e seguiamo la guida slovena lungo il sentiero che in discesa ci permette di raggiungere la riva del fiume Unica; lo risaliamo notando man mano che davanti a noi non c'è via d'uscita: le pareti rocciose sono verticali, altissime, e formano un formidabile, invalicabile baluardo naturale... eppure il fiume, con un rilevante quantitativo d'acqua, arriva da lì... che ci sia una grande cascata?
No, non è così: lo stesso sbuca ai piedi del muro di roccia, lo sapevamo, ma non potevamo immaginare che lo facesse in un modo tanto grandioso, da un immenso portale aldilà del quale si trova un vero e proprio lago. Non riesco a valutare le dimensioni dell'antro, decine di metri d'altezza, altrettante di lunghezza e larghezza, e un poderoso corso d'acqua che ne occupa per intero la base, che pare provenire direttamente dal centro della terra.

- Per almeno 500 metri camminiamo su un ampio sentiero costruito 90 anni fa dai militari italiani (... ma cosa ci volevano fare qua dentro?) in una gigantesca galleria; l'enorme spazio vuoto stordisce e rende impossibile fare foto con le nostre normali attrezzature, o rischiarare l'ambiente con le luci dei caschi e spesso riusciamo solo ad ascoltare il rumore dell'acqua che scorre vari metri sotto di noi.
Alla realtà ci riporta la fatica, nel senso che siamo i primi visitatori della stagione e stiamo trasportando i due gommoni, una decina di tozzi remi di legno, una bombola di aria compressa, la pompa di sicurezza e ammennicoli vari; si distinguono per opposti motivi nell'operazione Fabio e Francesco: il primo, chiamato non a caso Fabione ed evidentemente convinto che ognuno avrebbe poi navigato singolarmente sulla propria imbarcazione, per aver a lungo caricato sulle spalle (... da solo!!!) un gommone da 7 posti, il secondo per la magica capacità di ricomparire dopo ogni pausa nel momento in cui tutto il materiale ha già una collocazione addosso a qualcuno.

- Superiamo la confluenza dei due fiumi che qui sotto formano l'Unica: da sinistra giunge rumoroso il Rak, quello che ha origine nella piana del Cernisko Jezero (lago Circonio), si inabissa e riemerge poi dalle Zelske jame, disegna la Rakov Skocjan (valle dei Gamberi), per sparire nuovamente nella Tkalca jama, mentre da destra scende più placido il Pivka, lo stesso che a monte transita dalla celebre Postojnska jama (grotta di Postumia) e che ci accingiamo a risalire.

- Ci rallenta qualche acrobatico passaggio su inquietanti travi sospese, ma finalmente arriviamo in riva al primo laghetto.
Rapidamente la guida gonfia le imbarcazioni sulla cui gomma fanno bella mostra di sè varie toppe (?!?), blocca martellando con una mazzetta le perdite d'aria dalle valvole (?!?) e ci ordina di partire. In una prendiamo posto noi 6 di Forlì, nell'altra i veneti Gianluca e Donato, e lo sloveno Samsa Zvonko.
Sulla sponda un'impressionante batteria di luci ci fa capire che finiremo in un film, probabilmente comico, di Simona e Sandro.

- E' in realtà solo un approccio perchè una decina di metri più in là, percorribili fra l'altro a piedi, approdiamo... il piacevole sciabordio viene disturbato dalle battutacce e dalle risate provenienti da vari punti oscuri della caverna, ma noi non ci scomponiamo perchè siamo consapevoli che i componenti dell'appena nata SCF (Società Cannottieri Forlì) hanno capacità nascoste (... alcuni molto bene!) ben superiori alla media.

- Superiamo il secondo laghetto con facilità nonostante gli evidenti errori che inutilmente il canoista professionista Bicio "Caronte" cerca di correggere urlando istruzioni a destra e a manca (... a tribordo e a babordo...); trainiamo il gommone in un breve tratto in salita con acqua troppo bassa e forte corrente e di nuovo ci imbarchiamo.

- Bicio "Caronte" si tranquillizza, ha infine capito che l'impresa di trasformare un gruppo di irresponsabili disgraziati, fra l'altro speleologi, che non distingue la prua dalla poppa, che risalendo un fiume senza affluenti si chiede ad ogni ansa, di fronte ad ogni scoglio, dove sia la strada giusta, in un equipaggio organizzato è improba, e si limita ora a governare con perizia il mezzo, intervenendo nei momenti in cui risulta alto il pericolo di naufragio; Fabio e Teo sostengono di essere solo loro a remare, Eddy ci narra dei suoi atletici trascorsi alla guida di mosconi (... prima di capottare a causa di un avventato sorso di grappa slovena), il flemmatico Francesco si chiede se i protei, di grandi dimensioni e presenti in gran numero in queste acque, abbiano lo stesso sapore dei polipi che è abituato a pescare nel mare della sua Calabria, e io fungo da prodiere, vedetta e documentarista.

- Remiamo per almeno un'ora in un ambiente straordinario, un'impressionante galleria completamente allagata, larga a tratti decine di metri, con pareti verticali delle quali spesso non riusciamo a valutare l'altezza visto che le luci dei nostri caschi non ci permettono di individuarne la parte superiore, di scorgere il tetto; capita che pendano spettacolari concrezioni e un significativo stillicidio precipiti da chissà dove, capita che la corrente ci costringa ad accelerare mantenendo una direzione determinata, la sola che consenta di avanzare, e capita nel buio di perdere la percezione dello spazio, dello scorrere del tempo. La piccola imbarcazione che ci precede a volte è lontanissima e neppure ne distinguiamo la forma, è un puntino brillante che nelle tenebre assolute ci consola, indica la via provando a illustrarne l'incredibile lunghezza. E' un'esperienza entusiasmante, coinvolgente, indescrivibile, e divertentissima.

- Arriviamo al sifone terminale e nei pressi sbarchiamo lasciando definitivamente i gommoni. Stiamo entrando a piedi nel settore più prezioso della grotta, il ramo del Paradiso. Una breve salita, un passaggio scomodo che dopo tanta grandiosità pare strettissimo (in realtà quasi ci camminiamo), un muretto da superare con l'ausilio di qualche gradino metallico infisso nella roccia e sbuchiamo in un luogo incantato; non so come descrivere un simile spettacolo e mi auguro che in parte vi riescano la foto: concrezioni ovunque, alcune delicatissime, altre poderose, di ogni forma, dalle mille sfumature, grandi vasche, bizzarre eccentriche, un fungo enorme, e un fantasma, e capelli d'angelo, fantasiose colate, e vele di strepitosa bellezza simili a drappi mossi dal vento, con eleganti curve e magiche trasparenze.
Ci muoviamo per un'ora trattenendo il respiro, parlando unicamente per attirare l'attenzione di chi in quel momento ci è accanto e segnalare un particolare che temiamo gli sfugga, o per godere dell'illusoria sensazione di aver scoperto un gioiello naturale e di mostrarlo al compagno meno abile, per gustarsi il suo stupore, poi, improvvisamente, in una sala la grotta termina (in realtà appena prima c'è un invitante pozzetto e forse ciò che termina è solo la nostra escursione...). 

- Ecco per finire tre consigli: 1) procuratevi il libro di Sandro Sedran, "Speleo per tutti", piacevolissima guida che vi indicherà con precisione come raggiungere e visitare simili meraviglie ipogee; 2) raggiungetele e visitatele... 3) ... e fatelo come me, con splendidi amici.

I video di Matteo Turci

Alcune foto sono di Matteo Turci, dello Speleo Club Forlì

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