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Articolo inserito in data 15/10/2010 17:36:14
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EGITTO MAI VISTO - LE DIMORE ETERNE DI ASSIUT E GEBELEIN - a Forlì

aperta fino al 9 gennaio 2011

29 settembre 2010

Egitto mai visto - Le dimore eterne di Assiut e Gebelein

La civiltà egizia è probabilmente, fra quelle antiche, la più affascinante.
Credo sia dovuto al fatto che è vicina a noi, eppure lontanissima nelle caratteristiche e nel tempo. Hanno contribuito a renderla tale i misteri della scrittura geroglifica e quelli dei riti inerenti alla morte degli uomini influenti, sfruttati fra l'altro infinite volte da una letteratura mediocre, da un cinema banale.
I monumenti lasciati, poi, sono splendidi, immensi, in parte difficili da interpretare e spiegare, e si ha l'impressione che ancora molto ci sia da scoprire sotto alla sabbia del deserto che ricopre la maggior parte della superficie dell'odierno Egitto.
Per 3000 anni le popolazioni della sottile striscia di terra fertile che racchiude il Nilo hanno dominato parte del mondo allora progredito, e solo quelle cinesi, forse, ma più tardi, sono riuscite a costruire qualcosa di altrettanto grande e articolato, ed enigmatico. Bastano poche date per capire di quale prodigio stiamo parlando: il periodo Predinastico, in cui nacque un embrione di stato unitario, fra i più antichi dell'umanità, è quello precedente al 3200 a.C., mentre Cheope, Khefren e Micerino, i faraoni delle incredibili piramidi di Giza e della Sfinge, appartengono alla IV dinastia ed ebbero il potere assoluto, derivante dalla loro indiscussa natura divina, attribuita dai sacerdoti e riconosciuta dai sudditi, fra il 2600 e il 2500 a.C.. Da allora sono passati 4500 anni, quasi 5000 dai primi sovrani, e quasi 8000 dai primi insediamenti di cui si è trovata traccia sulle rive del fiume che, se quanto scritto fin ora non bastasse a meravigliare, è anche il più lungo del mondo.
Secoli di studi, sempre più raffinati, precisi, basati su tecniche scientifiche sempre più evolute, hanno svelato molto di questa civiltà capace di lasciare gigantesche strutture che ancora resistono agli attacchi del tempo e alla dabbenaggine, all'incuria dell'uomo, un'infinità di affreschi e bassorilievi con complesse iscrizioni, di reperti preziosi e raffinati oggetti d'artigianato, d'oro, di pietra, di terracotta, di legno, e di statue colossali a guardia di quelle che sono risultate essere le città dei morti, ma ad oggi non hanno permesso di capire come e perché sia nato il tutto, come e perché sia stato costruito il tutto, come e perché il tutto sia diventato così grande, potente, impressionante, tanto che i monumenti colossali di Giza, ad esempio, lasciavano stupefatti 4000 anni fa e con la stessa intensità lasciano stupefatti ora, caso unico fra i manufatti umani.
Comunque ciò che resta, un patrimonio incommensurabile, è legato soprattutto al culto degli dei e a quello dei morti, estremamente elaborato, uniti in maniera inscindibile l'uno all'altro.

In Italia, a Torino, esiste un museo interamente dedicato all'arte e alla cultura dell'antico Egitto, che dopo quello del Cairo è il più importante al mondo.
Fra le sue ricchissime collezioni vi sono i ritrovamenti effettuati negli scavi della Missione Archeologica Italiana, che si è protratta dal 1900 al 1935, diretti in gran parte dal famoso egittologo Ernesto Schiaparelli, al quale si deve fra l'altro la straordinaria scoperta della tomba della regina Nefertari.
Il museo di Torino espone attualmente 6500 reperti circa, e ne conserva oltre 26000 nei suoi magazzini, alcuni perché risultano troppo delicati per essere esibiti, molti per il loro prevalente interesse scientifico (vasellame, ceste, papiri, frammenti vari) e altri infine perché in attesa di sistemazione.
Fra questi vi sono quelli in mostra a Forlì, o forse è meglio dire in tournee in quanto vi arrivano dopo essere stati al centro di analoghi eventi a Trento e Reggio Calabria. Si tratta di almeno 400 reperti recuperati durante le missioni archeologiche di Schiaparelli compiute fra il 1908 e il 1920 nelle necropoli di Assiut e Gebelein, immagazzinati per quasi 100 anni, studiati, restaurati e finalmente resi pubblici, in un insieme composito ed esplicativo.

Se vi interessano solo opere straordinarie come quelle ammirate nel 2002 a Venezia nella fantastica mostra intitolata "I Faraoni", organizzata a palazzo Grassi, che richiamò centinaia di migliaia di visitatori da tutto il mondo, vi conviene ignorare quella di Forlì, ben più piccola e specifica, ma se al contrario gradite farvi stuzzicare dalla curiosità, guidare dall'emozione e dalla voglia di conoscere a prescindere dalla spettacolarità dell'oggetto in questione, vi consiglio allora di non perdere l'occasione di percepire il significato di alcuni affascinanti riti esotici praticati da queste remote popolazioni, di apprendere particolari spesso tralasciati perché propri della vita della gente comune e quindi reputati non abbastanza appariscenti, a torto non importanti.

I reperti sono quasi tutti databili fra il 2100 e il 1900 a.C., risalgono quindi alla fine del Primo periodo Intermedio e all'inizio del Medio Regno, uno spazio temporale nella storia dell'antico Egitto poco conosciuto, relativamente studiato, caratterizzato dalla crisi politica del potere centrale e dalla conseguente notevole autonomia delle signorie locali.

La città di Assiut è oggi nota per l'Università che ospita e, purtroppo, per essere una roccaforte dell'integralismo islamico pericolosa per gli eventuali, rari turisti occidentali; sorge sulle rive del Nilo, più o meno a metà strada fra il Mediterraneo e il confine meridionale col Sudan. Al tempo delle dinastie e delle piramidi era capoluogo di un distretto e la presenza di armi nelle tombe ne testimonia il carattere militare. Era poi un rilevante centro commerciale, soggetto a influenze esterne, collegato direttamente al cuore dell'Africa, alla Somalia, all'Etiopia da una frequentata via carovaniera, e non a caso nelle stesse tombe troviamo anche archi tipici della cultura nubiana. Infine è da segnalare, evidente in alcuni oggetti in mostra a Forlì, l'alta qualità raggiunta dai suoi artigiani soprattutto nella lavorazione del legno, nella produzione di statue pregevoli per straordinaria fattura, per l'accuratezza e l'eleganza dei dettagli anatomici.
Le sepolture delle necropoli di Assiut e Gebelein appartengono ad esponenti della classe medio-alta, amministratori, dignitari, possidenti, a personaggi in genere non storicamente significativi, ma certamente in gran parte autorevoli e influenti.

A una galleria appositamente allestita per valorizzare numerosi frammenti di sarcofagi, segue il corridoio nelle cui vetrine troviamo modellini di barche ed equipaggi in legno dipinto, statuette, stele, interessantissimi corredi funerari con scettri, bastoni, archi, frecce, ceste per le offerte. Nelle sale successive sono sistemati vari sarcofagi interi, con iscrizioni richiamanti rituali funerari religiosi e magici, con gli immancabili occhi di Horus, potentissimo simbolo apotropaico, e spesso riconoscibile il nome del defunto: sono illustrativi, ma non particolarmente preziosi, hanno tuttavia il compito importante, se il mio non è un fraintendimento, di preparare il visitatore a quello che senza dubbio rappresenta il fulcro dell'esposizione, all'insieme cioè di sepolture, più povere in cesta e in tronco, e appartenenti a donne di rango superiore in sarcofago, con le mummie, le bende, gli oggetti necessari per la vita nell'aldilà, soprattutto quelli per la cura della persona, che mostrano in modo suggestivo e inquietante, inequivocabile, alcune tipologie di inumazione in uso in quel periodo.
Importante è poi la sezione dedicata alla scrittura e di notevole valore estetico per i colori vivaci, le scene rappresentate e lo stato di conservazione sono i 3 sarcofagi interamente dipinti, ma risalenti a un periodo più tardo, nell'ultima sala.

I miei sono pensieri che corrono liberamente e nulla voglio dimostrare, per cui date il giusto valore a quanto ho scritto sopra: amo osservare, provo a capire e per fare ciò cerco supporti nell'ascolto e nella lettura, ma resto ugualmente solo un semplice viaggiatore molto curioso.

Ecco un elenco dei reperti che per vari motivi più ho apprezzato:

- nella prima vetrina:
statuette di Bastet e Anubi (*)

- nella galleria:
vari frammenti lignei di sarcofago decorati con iscrizioni, invocazioni agli dei (*)

- nel corridoio:
ippopotami in terracotta
ippopotamo in faience azzurra (*)
barche con equipaggio in legno dipinto (**)
gigantografie e grandi macchine fotografiche a soffietto utilizzate durante la spedizione italiana
corredi di tombe, con tipologie di bastoni, scettri, archi, statuette in legno e stele calcaree (**)

- nelle sale intermedie:
base di grande statua in legno
tavole d'offerta in pietra calcarea
sarcofago di Idi (*)
statuette in legno dipinto: pigiatore d'uva e portatori d'offerte
sarcofago di Minhotep (*)
sarcofago di J, con corredo (*)
tavole d'offerta in terracotta
statuette in legno dipinto: lavoro nei campi, buoi, uomo con anatra
statuetta in legno stuccato e dipinto: cuoco (*)
sarcofago di Mereru (*)
poggiatesta in legno e in avorio
sarcofago e mummia di Basa, con corredo (**)
recipiente in terracotta, con 4 brocchette saldate (*)
sarcofago di Upuautemhat
statuetta in legno: scultore (*)
frammenti in legno: testa, mani, braccia

- nelle ultime sale:
sepoltura in tronco con mummia (***)
sepoltura in cassa con mummia (***)
sarcofago e mummia di Nebetemkhis, con corredo (***)
sarcofago di Mesehety (*)
sepoltura femminile in cesta (***)
sepoltura di neonato in cesta (**)
tuniche femminili (***)
sandali in cuoio (*)
sarcofago di Nemy (*)
sarcofago di Jm (*)
cofanetto per toeletta in legno, avorio, faience (**)
vasetti per unguenti in alabastro
papiro: libro dei Morti (**)
sarcofago di Upuautemhat (*)
sarcofago anonimo
sarcofago di un pesce (*)
stele funerarie (*)
statuetta in legno: scriba (*)
3 sarcofagi antropomorfi dipinti (***)
canopi
copertura di canopo a testa umana (*)
maschera di mummia, cartonnage di tela, lino, stucco (*)

 

- Informazioni utili:

Musei San Domenico
piazza Guido da Montefeltro, 12
Forlì

Egitto mai visto - Le dimore eterne di Assiut e Gebelein
fino al 9 gennaio 2011
aperta: ore 9.30-17.30 da martedì a venerdì, ore 10-18 sabato e domenica
chiusa: lunedì
biglietto: intero 9 euro, ridotto 7 euro (audioguida 4 euro)

per maggiori informazioni e prenotazioni:
www.civita.it
tel. 199 757 515

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