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Articolo inserito in data 14/01/2011 13:38:15
Unpinefo
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Scavi a UNPINEFO - 13 gennaio 2011

13/01/2011

Questa volta siamo in 2, Teo ed io, con 2 sacchi pieni di materiale.
Non ho immagini da pubblicare, in primo luogo perché oramai non so più cosa fotografare in questa grotticella che ad oggi propone solo un P10, un breve corridoio e un P3 stretto e tappato, ma soprattutto per motivi che uno speleologo esperto certamente riuscirà ad intuire.

Abbiamo lavorato 5 ore, piuttosto duramente, ed esaurito le 5 batterie dei 2 trapani: adesso il P3 non è più così angusto, tanto che è possibile girarsi al suo interno, piegarsi, raccattare terriccio e detriti.
E' certo che prosegua in profondità, è certo che verso nord, molto sottile e con presenza di fango (per la prima volta lo troviamo qua dentro), si riapra la frattura che ne ha favorito la formazione e sembrava essersi chiusa definitivamente, ma lo è anche che le dimensioni naturali della base non paiano per ora destinate ad aumentare.

Lo scopo principale di questa uscita era, devo ammetterlo, quello di portare un "attacco" brutale e definitivo al pozzetto per dimostrare a noi stessi l'impossibilità di proseguire i lavori in quel punto, in parole povere per metterci l'animo in pace e poter così utilizzare lo spazio creato negli ultimi mesi per gettarvi terra e pietre rimosse dal corridoio o dal pozzo principale, di cambiare cioè, senza ripensamenti, obiettivo evitando, almeno inizialmente, di essere costretti a issare all'esterno i residui di nuovi scavi. Occorrerà, invece, operare ancora nel P3 perché non è da escludere, inaspettatamente, che possa in futuro regalare qualche sorpresa.

Va segnalata tuttavia la necessità di mettere in sicura il tetto dello stesso pozzetto perchè il crollo, non così improbabile, del compatto tappo di terra che lo forma non lascerebbe scampo a chi eventualmente stesse lavorando sotto.

Un'annotazione finale: stranamente in grotta è andato tutto bene (per noi è un fatto sorprendente!); si è rotta la punta principale del trapano, ma siamo riusciti a rimediare all'inconveniente utilizzandola ugualmente per allargare buchi fatti con un'altra più piccola, la sola al momento a nostra disposizione. Giunti però, di ritorno alle 23, al furgone parcheggiato in una zona buia ed isolata nei pressi della cima del monte Mauro, la predisposizione ad essere irrimediabilmente e perennemente "sfigati" si è come sempre palesata: il motorino di avviamento ha indetto uno sciopero selvaggio, di quelli senza preavviso.
Abbiamo spinto il pesante mezzo fuori dallo spiazzo di sosta, l'abbiamo indirizzato verso la parte in discesa della strada ed atleticamente sono saltato al suo interno quando la velocità ha iniziato ad aumentare grazie alla pendenza... non solo non siamo precipitati nel dirupo vicino, non solo non ci hanno schiacciato le ruote del prezioso furgone, ma addirittura il motore si è acceso... per l'ultima volta!

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