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Articolo inserito in data 06/04/2011 11:08:40
Concerti
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ROGER WATERS - "The Wall - Live", concerto a Milano del 4 aprile 2011

Normalmente l'idea che abbiamo di un artista si forma nella nostra testa in base a ciò che leggiamo di lui: articoli, commenti, recensioni, note, racconti di episodi più o meno romanzati, più o meno inventati. Siamo quindi influenzati in modo rilevante dal pensiero di altri, che spesso come noi non conoscono l'artista stesso, che possono essere, se bravi giornalisti o scrittori, sinceri e ben informati, sempre relativamente però, oppure prevenuti e sensazionalisti, se semplici esseri umani in cerca di un po' di notorietà, o desiderosi di trasformarsi in "personaggio", o di far parte di un gruppo, soprattutto agli occhi degli eventuali lettori.
Contribuiscono poi a creare la nostra immagine mentale il gusto musicale, l'effetto "simpatia" e il casuale legame fra un fatto vissuto, meglio se legato alla sfera dei sentimenti, e una particolare canzone.

Una simile introduzione mi pare opportuna prima di scrivere due righe su Roger Waters, il leggendario compositore, cantante, bassista dei Pink Floyd, e sul fenomenale concerto che ho visto ieri sera a Milano: "The Wall - live".
Certamente Waters ha un carattere particolare, è consapevole della propria grandezza e nulla fa per mascherarlo, anzi tende a lasciarsi guidare da questa sconfinando a volte nella supponenza, ha o aveva qualche problema interiore, qualche paranoia, aveva la tendenza a monopolizzare le scelte del gruppo, ma queste sono le sole peculiarità riguardanti la sua personalità che mi va di affermare e alle quali mi va di credere, perché in fondo sono le sole assodate... che poi neppure mi interessano; indiscutibile al contrario è la sua genialità visto che ha lasciato nella storia della musica pagine indelebili capaci di affascinare intere generazioni, e influenzare innumerevoli artisti cresciuti ascoltando le sue composizioni, ammirando gli avveniristici show che studiava e proponeva. I Pink Floyd infatti sono universalmente conosciuti non solo per la produzione di musica splendida, innovativa, inimitabile, e di alcuni album diventati vere e proprie pietre miliari del rock, ma anche per le esibizioni dal vivo, per le sensazioni uditive e visive che i loro modernissimi, fantasiosi, stupefacenti apparati scenici riuscivano a creare. E Waters era la mente di questi articolati, indimenticabili spettacoli.

Nel 2007, erano passati quasi 25 anni da quando Waters aveva lasciato il gruppo e intrapreso una carriera solista non particolarmente significativa per uno del suo livello, ripropose al pubblico, assieme ad altre canzoni, l'intero album "The Dark Side Of The Moon": io ero al concerto di Milano e tornai a casa strabiliato!
Il sentire quell'opera immortale suonata dal vivo da chi l'aveva in gran parte concepita, col supporto di notevolissimi strumentisti e coriste dalla voce celestiale, e l'osservare le immagini affascinanti negli schermi, il mutamento delle fasi nella grande luna, gli effetti, le luci, il prisma scomporre i colori, l'enorme maiale volante e le mille differenti trovate ripresentate come oltre trent'anni prima mi provocarono emozioni che ricordo chiaramente anche oggi, tanto forti da farmi perdere la voglia per diverse settimane di partecipare alle performance di altri artisti.

Ieri sera ero nuovamente a Milano, questa volta per la mega-produzione "The Wall" portata in giro per il mondo da Waters: l'intero, famosissimo concept album eseguito da un gruppo guidato da questo eclettico artista, in cui si distinguono i vari chitarristi e un cantante dalle capacità vocali ben superiori alla media. Ho così assistito in diretta alla costruzione dell'enorme muro che finisce per separare i musicisti dal pubblico e funge da spettacolare schermo gigante in cui scorrono affascinanti e inquietanti animazioni dai colori vivissimi, l'ho visto frantumarsi alla fine, e prima volare il Pink Floyd pig che mi è passato un metro sopra alla testa, e abbattersi lo Stukas incendiandosi dietro al muro, e muoversi i colossali pupazzi, raccapriccianti e meravigliosi, splendidi incubi, soprattutto l'orrido maestro-manichino.
Il suono era perfetto, la sua intensità altissima, la sua potenza evocativa, amplificata dalla bravura di musicisti, coristi e tecnici, e dall'incredibile apparato scenico, impossibile da descrivere... è stato un affare, una fortuna riuscire ad acquistare quei biglietti!

Ciò che realmente mi ha stupito, e impressionato, è il fatto che nonostante non ami particolarmente l'album "The Wall", che reputo sì di alto livello (stiamo parlando dei Pink Floyd e il punto di partenza è sempre e comunque elevatissimo), ma inferiore a capolavori assoluti come "Atom Heart Mother", "The Dark Side Of The Moon" e in parte "Wish You Were Here", non abbia staccato un attimo gli occhi dal palco, anche quando altro non c'era che un muro da vedere, non mi sia distratto o annoiato per un solo secondo; ne ricavo una convinzione: la portata di simili creazioni musicali è immensa e lo resterà per sempre perché nulla può scalfirle, appartengono ad un'epoca precisa solo per lo stile, ma la qualità assoluta permette ad esse di abbattere ogni confine spaziale e temporale. Sono convinto che fra qualche secolo gli appassionati di opere immortali prodotte nel passato, come lo sono ora i cultori della musica classica, resteranno affascinati ascoltando gli album dei Pink Floyd, guardando i video dei loro concerti.

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