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Articolo inserito in data 03/05/2011 15:38:15
Emilia Romagna-Toscana
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Sentieri 407-413-(555)-429: la VALLE DELL'ACQUACHETA e il MONTE LAVANE

Sentiero: San Benedetto in Alpe - i Romiti - cascata dell'Acquacheta - monte Lavane - bocchetta del Vento - poggio dell'Inferno - case Pian Baruzzoli - San Benedetto in Alpe (Forlì-Cesena - Firenze)

difficoltà: T - E

407: intero, in salita                             (1h 20' - 310 m di dislivello positivo)
attorno ai Romiti e alla cascata           (0h 25' -   30 m di dislivello positivo)
413: intero, in salita                             (1h 40' - 560 m di dislivello positivo)
555: parziale                                        (1h 20' - 100 m di dislivello positivo)
429: intero, in discesa                         (1h 15' -   60 m di dislivello positivo)
407: parziale, in discesa                      (1h 00' -   90 m di dislivello positivo)

in totale 7h di cammino e 1150 metri di dislivello

nota: il sentiero che porta alla cascata dell'Acquacheta è probabilmente quello più frequentato della Romagna e del parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, del Monte Falterona e di Campigna, una piacevolissima, semplice passeggiata adatta e consigliata a tutti. Ben differente è il discorso se si affronta l'intero circuito descritto, molto bello, ma senza dubbio lungo e con un significativo dislivello da superare

17/04/2011

- San Benedetto in Alpe sorge nella valle del Montone a poco più di 40 km da Forlì; giunti in paese, appena prima di un ponte si prende a destra la strada per Marradi (indicazioni anche per Acquacheta) e dopo 200 metri circa si parcheggia l'auto a sinistra in un evidente slargo appositamente predisposto. Il sentiero parte poco dopo, nei pressi del tornante, segnalato da frecce in legno (Romiti, cascata - 407). Qui ho preso il punto col GPS e azzerato il misuratore di dislivello:

coordinate ED50: N 43°58'59,1" - E 11°41'12,8" (inizio sentiero 407)
quota:                  515m slm

- Camminiamo inizialmente su una pista sterrata, poi su traccia scendiamo verso il fiume. Il percorso risale tranquillamente la bassa valle dell'Acquacheta avvicinandosi spesso alla riva, offrendo scorci incantevoli e piccole radure nei pressi del suggestivo corso d'acqua. E' impossibile sbagliarsi, anche solo confondersi, e gli strappi presenti sono brevi e mai troppo faticosi.
Superiamo un affluente su un ponticello in legno e più avanti ignoriamo un paio di sentieri che arrivano da destra, il secondo dei quali è marcato con segnavia:

coordinate ED50: N 43°59'00,5" - E 11°40'15,6" (incrocio sentieri 407 - 415A)
quota:                  548m slm

- Ancora un ponticello da oltrepassare, quindi procediamo tranquillamente fino a sbucare nella bella radura con ca' del Rospo, una piccola costruzione in pietra recuperata e adibita a bivacco (con camino, sempre aperto):

coordinate ED50: N 43°58'57,5" - E 11°39'41,3"
quota:                  570m slm

- Segue una salita più lunga che obbliga l'escursionista occasionale a rallentare o a brevi pause, ma che al contempo non risulta abbastanza impegnativa da convincere il meno allenato, o il meno determinato, a desistere; poco dopo il suo inizio, a sinistra, sotto l'antica mulattiera in questo settore selciata, notiamo una sorgente. La successiva, ripida discesa precede il piano in cui sorge il molino dei Romiti, anch'esso recuperato e trasformato in rifugio (chiuso, ma con una rustica camera, dove si trova una vecchia macina, sempre aperta):

coordinate ED50: N 43°59'24,2" - E 11°38'58,5"
quota:                  638m slm

- A questo punto il semplice turista si trova a due passi dalla propria interessantissima meta: occorre proseguire oltre la costruzione, parallelamente al torrente, lasciare a sinistra la brevissima deviazione per l'utile fonte della Steccaia e, dopo uno strappo deciso, a destra quella per pian Baruzzoli e poggio dell'Inferno (freccia in legno: 429; è il sentiero da cui torneremo), sostare un attimo godendosi da un belvedere una spettacolare vista frontale dell'affascinante cascata dell'Acquacheta, guadare poi il torrente Ca del Vento nei pressi della sua rumorosa cascata e infine superare l'ultima salita che permette di raggiungere i ruderi dei Romiti. Si tratta, in tutto, di non più di 15 minuti di cammino dal molino e lo sforzo, peraltro limitato, è abbondantemente ripagato dall'eccezionale rilevanza del luogo visitato. Appena prima del gruppo di edifici in rovina si stacca a destra l'itinerario per il monte Lavane (freccia in legno: 413):

coordinate ED50: N 43°59'32,1" - E 11°38'47,9" (incrocio sentieri 407 - 429)
quota:                  685m slm

coordinate ED50: N 43°59'29,5" - E 11°38'43,0" (incrocio sentieri 407 - 413)
quota:                  718m slm

- Sarebbe un delitto continuare l'escursione senza aver prima girovagato qui attorno, per cui miriamo i pittoreschi ruderi, quindi, aldilà di questi, scendiamo a sinistra verso il torrente, lo guadiamo nei pressi dell'orlo superiore della cascata e ci spostiamo sulla superficie di uno strato di arenaria fino ad affacciarci dall'alto di una rupe sulla valle appena percorsa: le peculiarità paesaggistiche, naturalistiche e storiche di questo posto risultano ulteriormente amplificate dalla sua innegabile bellezza, dalla serenità che riesce a trasmettere.
Per tornare al bivio risaliamo per poco l'alveo in cui l'acqua, prima di gettarsi nel salto di quasi 70 metri d'altezza, scorre incredibilmente lenta, arriviamo al grande prato in piano che si stende a due passi dai vecchi muri pericolanti del borghetto abbandonato e lo rasentiamo tenendoci a destra.
Anche Dante rimase colpito da ciò che vide quassù e volle ricordarlo in alcuni versi del XVI canto dell'Inferno (Divina Commedia):

"Come quel fiume c'ha proprio cammino
prima dal Monte Viso 'nver' levante,
da la sinistra costa d'Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l'Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, giù d'una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell'acqua tinta,
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa."

coordinate ED50: N 43°59'28,4" - E 11°38'44,4" (i Romiti)
quota:                  728m slm

coordinate ED50: N 43°59'27,9" - E 11°38'49,8" (orlo superiore della cascata)
quota:                  708m slm

- Alcuni anni fa passai da qua in luglio; quella estiva non è una stagione adatta per le escursioni a una quota così bassa, ma non avevo possibilità di recarmi sulle Alpi e per mantenermi in allenamento percorrevo giornalmente, andata e ritorno, 2 o 3 tappe del GCR (Grande Circuito della Romagna); fu forse il caldo eccessivo a rintronarmi, o la noia perché ero solo, distante centinaia di km dalle cime che abitualmente frequento in quei mesi e su un sentiero conosciuto a memoria, o furono la stanchezza e l'insoddisfazione a suggerirmi l'idea, in ogni caso osservando dal belvedere frontale la cascata e notando la sua temporanea scarsissima portata d'acqua, decisi di risalirla nel centro, partendo dalla base... è una stupidaggine, primo perché arrampicare su friabilissima marna-arenaria, per giunta umida, nonostante la semplicità dei passaggi (si tratta di tanti gradoni sovrapposti alti ognuno qualche metro) è eccessivamente rischioso, poi perché credo che in questa zona protetta sia anche vietato.
Raggiunsi il torrente, lo guadai e attaccai la parete. Non fu difficile arrivare in cima, anche se più volte mi si frantumarono maniglie fra le mani e mi "partirono" appoggi da sotto i piedi; ricordo bene l'eccitazione in aumento insieme all'altezza, alla consapevolezza di riuscire nella piccola e inutile impresa, e pure i dubbi nel solo momento in cui ebbi il timore di non trovare un buon appiglio (passaggio di III, più o meno il resto è tutto II... su pietre  che paiono stabili e compatte, eppure si spezzano improvvisamente e precipitano con facilità inquietante), ma soprattutto ricordo l'uscita dall'ultimo gradone: pochi metri verticali, ancora poche prese da cercare... ero talmente concentrato e determinato da non rendermi conto di cosa avevo sopra alla testa... due movimenti, un allungo, la mano sull'orlo superiore e la sgradevole sensazione di essere spiato, da vicino... alzai gli occhi e mi trovai a 20 cm dal muso di uno splendido cane lupo che da chissà quando controllava, da posizione privilegiata, il mio procedere verso l'alto!
Guadagnai qualche centimetro, ma l'animale non arretrò; con estrema lentezza mi issai fino a riuscire a sbirciare oltre il bordo e sentii l'umido nasone nero che rumorosamente annusava fra i miei capelli, soprattutto vidi però, rasserenandomi, che il grosso cane stava scodinzolando amichevolmente e a un paio di metri di distanza un ragazzo era steso in costume a prendere il sole. Attirai la sua attenzione con blandi richiami; lui si voltò, si accorse di me ed esclamò sorpreso:
"Ecco perché si agitava... non preoccuparti, è un pezzo di pane... vieni qui, Lupo!"
Era piuttosto intelligente lo sguardo di quel cane, acuto, incuriosito... evidentemente si stava chiedendo cosa stessi facendo appeso a quella parete... è una domanda che mi sono posto anch'io, a lungo, durante il ritorno!

- Proseguiamo verso il monte Lavane su una bella mulattiera in parte selciata, in salita decisa e continua. Presto ci avviciniamo al torrente che scorrendo alla nostra sinistra ha disegnato la valletta e possiamo apprezzarne le varie cascatelle. Più in alto, quando oramai è poco più che un fosso, lo guadiamo e ci inerpichiamo su traccia non sempre ben riconoscibile (utili i segnavia presenti) nel versante opposto. Raggiungiamo i ruderi del Briganzone:

coordinate ED50: N 43°59'38,4" - E 11°37'57,8"
quota:                  923m slm

- Dei 3 edifici che costituivano il casolare d'alta quota restano oramai in piedi solo muri decrepiti e un tetto che presto aumenterà la consistenza delle macerie ammucchiate che attorno, ovunque, occupano il terreno. Fino a pochi anni addietro il sentiero passava fra le due costruzioni principali, ma adesso è tracciato a destra, a distanza di sicurezza tale da evitare il pericolo dei crolli, e fornisce così l'indiretta certificazione della loro morte.
Questi luoghi in abbandono mi attirano come fa una calamita con il ferro, eppure creano in me un forte disagio, fungono da cassa di risonanza della malinconia che spesso mi accompagna; è però una contraddizione solo apparente perché in realtà sono certo abbiano un potere maggiore, benigno, misterioso, che gli permette di imprimere nelle menti di visitatori attenti sensazioni profonde, ricche di significato... sono vecchie pietre lavorate, dimenticate, che emettono un'energia che io posso percepire, assorbire e che mi aiuta ad accettare l'ineluttabilità del trascorrere del tempo.

- Una larga curva a destra precede una piccola fonte; al bivio successivo ci teniamo a sinistra (segnavia), quindi superiamo un pendio a tratti ripido che un tempo, probabilmente, era adibito a pascolo, e sbuchiamo su una cresta panoramica: davanti a noi, a sud-ovest, un lungo crinale boscoso ha il suo punto più alto nella cima appena accennata del monte Peschiena, mentre in basso appare bello e selvaggio il bacino idrografico che fa capo all'alta valle dell'Acquacheta; a destra, caratterizzato da pareti in marna-arenaria verticali e dal conseguente aspetto dirupato, è impossibile non riconoscere il monte Lavane; la cresta e il sentiero che quasi sempre si mantiene sul suo filo, lo mirano direttamente.

- La salita diventa decisa, a tratti faticosa, interrotta solo dalla breve discesa da un'altura intermedia; interessanti sono i pendii erosi a sinistra e le vedute verso il Lavane che pian piano si avvicina. Con un ripido strappo ci spostiamo a destra della linea spartiacque e più in alto, finalmente in piano, entriamo nel bosco. Una traversata all'ombra ci permette di raggiungere il versante settentrionale della montagna dove, tornati allo scoperto, curviamo nettamente a sinistra (segnavia) e ricominciamo a guadagnare quota. Può capitare ora di perdere la traccia, ma la via corretta è intuitiva, logica, e segnalata da bandierine biancorosse del CAI, così in poco tempo e senza particolari problemi arriviamo in cima al monte Lavane (prisma metallico e cartello in legno):

coordinate ED50: N 44°00'00,4" - E 11°37'11,8"
quota:                 1241m slm

- Scendiamo su sentiero battuto verso sud-ovest, lungo il crinale sommitale dal quale presto ci allontaniamo lasciandolo alla nostra sinistra. Giunti a quello che pare un passo (pilastrino in legno con crocifisso), tendiamo decisamente a destra e appena sotto ci immettiamo in un'importante strada forestale. Qui il 413 termina; noi proseguiremo, ancora a destra, sul 555 (frecce segnaletiche: passo Peschiera, monte Val dei Porri):

coordinate ED50: N 44°00'01,4" - E 11°36'57,1" (incrocio sentieri 413 - 555)
quota:                 1188m slm

- Aldilà della pista si gode il verde pascolo in tenue pendenza un cavallo che brontola infastidito dalla nostra presenza, poi sceglie di ignorarci; poco più in alto, fra gli alberi, notiamo la capanna del Partigiano (bivacco sempre aperto).

- La strada in terra battuta e ghiaia, piuttosto noiosa, cala con continuità a fianco del fosso Arnaio; nel punto in cui lo oltrepassa si stacca a sinistra la traccia (segnavia) per Campigno ed è ampio il panorama verso nord:

coordinate ED50: N 44°01'00,2" - E 11°37'15,3" (incrocio sentieri 523 - 555)
quota:                 1016m slm

- Dopo un lungo tratto, aldilà della bocchetta del Vento, incontriamo un punto caratteristico: ci sono un tornante in discesa a destra e davanti a noi una diramazione asfaltata che sale dritta verso una piccola costruzione moderna; procediamo pochi metri su quest'ultima e troviamo (segnavia) la deviazione a destra che ci interessa e ci permette di tornare a camminare su sentiero nel bosco.

coordinate ED50: N 44°01'08,6" - E 11°37'49,7" (incrocio con diramazione asfaltata)
quota:                  968m slm

- Un breve strappo precede un segmento in falsopiano, poi il percorso riprende a salire con inclinazione moderata. Sono numerose le tracce che ogni tanto si intersecano e capita che le bandierine del CAI manchino o non risultino ben visibili, ma non è difficile individuare la via corretta mantenendo più o meno sempre la stessa direzione, restando sul sentierino apparentemente più battuto ed evitando quelli che scendono a destra.

- Usciamo dal bosco nei pressi di due capannotti di caccia, li rasentiamo e incrociamo nuovamente la pista forestale che seguiamo a sinistra in salita continua; verso sud (alla nostra destra) sono belle le vedute sulla valle del torrente Ca del Vento, quello che forma la cascata più piccola incontrata in precedenza nei luoghi ricordati da Dante. Arriviamo di fronte a un cancello metallico e definitivamente abbandoniamo la strada andando a destra sul sentiero 429 (freccia in legno: poggio dell'Inferno, Acquacheta):

coordinate ED50: N 44°00'57,2" - E 11°38'55,8" (incrocio sentieri 429 - 555)
quota:                 1043m slm

- Il crinale su cui ora ci muoviamo è piacevole, interessante per la macchia boschiva che lo ricopre e per le viste che ogni tanto offre verso est e verso ovest, e presto raggiunge il suo culmine nella cima poco pronunciata del poggio dell'Inferno:

coordinate ED50: N 44°00'29,2" - E 11°39'02,2"
quota:                 1098m slm

- La discesa è inizialmente tranquilla, poi però, dopo il punto panoramico in cui il crinale termina e troviamo un grosso "ometto" con vicino un curioso comignolo "votivo" (200 metri sotto a noi notiamo gli edifici verso cui ci stiamo dirigendo e nei pressi un caratteristico piano in parte roccioso), il sentiero tende a destra e diventa piuttosto ripido, scivoloso nel tratto inferiore a causa dell'accentuata pendenza e dell'umidità del terreno e del folto tappeto di foglie sempre presente. Con una curva decisa a sinistra ci immettiamo, con sollievo, in una vecchia mulattiera (se la seguissimo a destra ci inoltreremmo nella valle del torrente Ca del Vento attorno alla quale, in pratica, abbiamo girato mantenendoci sui crinali che la delimitano).
Pochi minuti di cammino e siamo di fronte alle case Pian Baruzzoli, stabilmente abitate:

coordinate ED50: N 43°59'40,3" - E 11°39'17,7"
quota:                  800m slm

- I segnavia indicano di deviare a destra qualche metro prima di introdurci nell'antico nucleo con rustiche costruzioni in pietra; appena sotto c'è un'evidente traccia che presa in discesa a destra ci porta, rasentato un recinto apparentemente in abbandono e superata una goletta, al bivio nei pressi del belvedere verso la cascata dell'Acquacheta, che già conosciamo. Andiamo a sinistra e percorrendo a ritroso la bassa valle risalita all'andata rientriamo a San Benedetto in Alpe.

"Sentiero nel bosco, andando verso ca' del Rospo"

 

"Torrente Acquacheta, andando verso ca' del Rospo"

 

"Torrente Acquacheta, andando verso ca' del Rospo"

 

"Torrente Acquacheta, andando verso ca' del Rospo"

 

"Sentiero nel bosco, andando verso ca' del Rospo"

 

"Ca' del Rospo"

 

"Ca' del Rospo"

 

"Ca' del Rospo"

 

"Mulattiera selciata, andando verso il molino dei Romiti"

 

"Molino dei Romiti (in alto: rupe dalla quale ci si affaccia sulla bassa valle dell'Acquacheta, aldilà dell'orlo superiore della cascata)"

 

"Molino dei Romiti"

 

"Molino dei Romiti: macina"

 

"Fonte della Steccaia"

 

"Cascata dell'Acquacheta"

 

"Cascata del torrente Ca del Vento"

 

"I Romiti"

 

"I Romiti"

 

"I Romiti"

 

"I Romiti"

 

"I Romiti"

 

"Superficie di uno strato di arenaria che forma una terrazza panoramica naturale sulla bassa valle dell'Acquacheta (nei pressi dell'orlo superiore della cascata)"

 

"Superficie di uno strato di arenaria (e rupe sottostante) che forma una terrazza panoramica naturale sulla bassa valle dell'Acquacheta (nei pressi dell'orlo superiore della cascata)"

 

"Bassa valle dell'Acquacheta (dalla terrazza panoramica naturale nei pressi dell'orlo superiore della cascata)"

 

"Torrente Acquacheta pochi metri prima di precipitare nella cascata"

 

"Torrente Acquacheta a monte della cascata"

 

"Mulattiera selciata, salendo verso il Briganzone"

 

"Mulattiera selciata, salendo verso il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Il Briganzone"

 

"Primule nei pascoli abbandonati a monte del Briganzone"

 

"Alta valle dell'Acquacheta e monte Peschiena (dal punto in cui si raggiunge il crinale a sud-est del monte Lavane)"

 

"Crinale col sentiero a sud-est del monte Lavane"

 

"Monte Lavane (dal crinale a sud-est)"

 

"Veduta verso l'alta valle dell'Acquacheta (dal crinale a sud-est del monte Lavane)"

 

"Sentiero nel bosco, salendo verso la cima del monte Lavane"

 

"Crinale sommitale e cima del monte Lavane"

 

"Pascoli ad ovest del monte Lavane e, fra gli alberi, capanna del Partigiano (qui termina la pista che parte dal passo Peschiera)"

 

"Poggio dell'Inferno (dalla pista che parte dal passo Peschiera)"

 

"Sentiero nel bosco lungo il crinale del poggio dell'Inferno"

 

"Masso con stratificazioni lungo il crinale del poggio dell'Inferno"

 

""Ometto" e comignolo "votivo" nel punto panoramico in cui termina il crinale del poggio dell'Inferno"

 

"Case Pian Baruzzoli e piano nei pressi (dal punto panoramico in cui termina il crinale del poggio dell'Inferno)"

 

"Case Pian Baruzzoli"

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